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Inclinazione Pelvica vs. Orientamento Pelvico

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Nel linguaggio comune, si tende a definire “inclinazione pelvica anteriore” qualsiasi postura in cui il bacino appare ruotato in avanti e la colonna lombare accentua la sua curva lordotica.

 Tuttavia, da un punto di vista biomeccanico, questa interpretazione è imprecisa: ciò che visivamente sembra un’inclinazione è spesso, in realtà, un orientamento globale del complesso pelvico, non un movimento articolare interno tra le sue componenti.





Definizione tecnica di inclinazione pelvica (pelvic tilt)


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In biomeccanica, il termine inclinazione pelvica ha un significato preciso e non va confuso con l’orientamento globale del bacino. Si riferisce a un movimento relativo interno tra le due componenti principali del bacino:


 l’ileo (le ali laterali) e il sacro(l’osso triangolare alla base della colonna).

Questo movimento avviene a livello delle articolazioni sacroiliache e comporta una variazione dell’angolo ileo-sacro.

In una vera inclinazione anteriore, accade che:




l’ileo ruoti in avanti e in basso (rotazione anteriore dell’emibacino),

mentre il sacro si muove in direzione opposta, cioè posteriormente e in alto (contronutazione rispetto all’ileo, o nutazione se si considera il punto di vista del sacro stesso).



Definizione di orientamento pelvico

Quando non vi è movimento relativo tra ileo e sacro , cioè quando il bacino si comporta come un blocco unico , parliamo invece di orientamento pelvico.In questo caso, l’intero complesso osseo (Ileo + sacro) ruota nello spazio come un’unità rigida, senza variazioni interne dell’angolo ileo-sacro.

L’orientamento anteriore del bacino si manifesta quindi come una rotazione globale del segmento pelvico nello spazio, che comporta:


uno spostamento anteriore e caudale del bacino,

un aumento della lordosi lombare per mantenere l’equilibrio verticale,

e compensazioni ascendenti: estensione toracica, retrazione cervicale e inclinazione cranica posteriore, utili a conservare l’asse visivo orizzontale.


A differenza dell’inclinazione, qui non esiste un “movimento dentro il bacino”, ma un cambiamento della posizione dell’intero bacino rispetto al tronco e agli arti inferiori.


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Questa immagine mostra l'orientamento anteriore progressivo al bacino e l'aumento dell'IR spinale per l'archetipo elicolare stretto (fila superiore) e l'archetipo elicoideo largo (fila inferiore).


Implicazioni funzionali e posturali


La distinzione tra tilt e orientation è fondamentale per comprendere la meccanica del corpo e impostare strategie di intervento corrette.


Nel caso di inclinazione (tilt), il problema riguarda la mobilità interna del bacino, ossia la capacità dell’ileo e del sacro di muoversi reciprocamente.


Nel caso di orientamento (orientation), il problema riguarda invece l’allineamento globale e la coordinazione tra bacino, colonna e arti inferiori.


Un bacino orientato anteriormente comporta una catena di compensazioni ascendenti: incremento della lordosi lombare, espansione anteriore del torace, ridotta chiusura posteriore delle coste e perdita della capacità di generare “carico posteriore” e rotazione interna a livello d’anca.


Questo stato limita la capacità del sistema di adattarsi ai cambiamenti di posizione e di trasferire le forze in modo efficiente durante il movimento.


Perché l’Orientamento Posteriore Non è la Soluzione


Quando il bacino è orientato anteriormente, il problema principale non è solo la sua posizione nello spazio, ma la compressione strutturale che ne deriva.In questa condizione, la colonna lombare e il bacino si trovano spinti l’uno contro l’altro da un eccesso di tensione muscolare , soprattutto da estensori lombari, erettori spinali e muscoli dell’anca , che riducono la capacità di movimento reciproco tra le vertebre e il sacro.L’intero sistema risulta “bloccato” in una configurazione di estensione e compressione.


La falsa correzione: spingere il bacino all’indietro


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Una strategia comune per “correggere” questa postura consiste nel tentare di retrovertere forzatamente il bacino, stringendo i glutei e contraendo gli addominali.


L’intenzione è quella di “raddrizzare la schiena”, ma biomeccanicamente questo approccio non risolve la causa del problema.


In realtà, ciò che avviene è il contrario: si aggiunge una seconda forma di compressione sopra alla prima






Cosa accade realmente

  1. La compressione non viene eliminata.


Il bacino rimane orientato anteriormente e continua a essere spinto in estensione. Il tentativo di “tirarlo indietro” con la forza non riapre lo spazio tra colonna e pelvi, perché le strutture ossee e muscolari sono già sotto carico compressivo.

  1. Si attivano i muscoli superficiali sbagliati.


L’azione correttiva è solitamente affidata a muscoli globali come il retto addominale, che flette la gabbia toracica verso il basso senza modificare la posizione reale del bacino.


Questo genera una flessione toracica che si somma a un bacino ancora esteso e rigido.

  1. Si crea una doppia compressione.

Ora esistono due forze opposte che agiscono lungo l’asse corporeo:

  1. una compressione inferiore dovuta all’orientamento anteriore e alla spinta in estensione del bacino,

  2. una compressione superiore dovuta alla trazione in flessione esercitata dagli addominali.


4. Il risultato è un corpo “schiacciato tra due estremi”: la colonna si piega su sé stessa, mentre il bacino rimane bloccato in avanti.


Le conseguenze biomeccaniche

Questa doppia compressione , spesso definita compressione assiale aumentata , riduce la capacità di decompressione segmentale e di distribuzione delle forze lungo la colonna. A lungo termine può:

aumentare il rischio di sovraccarico discale e di protrusioni lombari


favorire una cifosi toracica adattiva


e limitare ulteriormente la mobilità del bacino e della gabbia toracica, bloccando i meccanismi di respirazione e rotazione.


I n pratica, si crea una strategia compensatoria su un’altra strategia compensatoria: il corpo tenta di correggere un errore con un movimento opposto, ma senza rimuovere la causa meccanica originale , la compressione in estensione.


La vera correzione: decompressione e ri-orientamento

La soluzione non consiste quindi nel “spingere il bacino indietro”, ma nel decomprimere il sistema e ripristinare la capacità di movimento reciproco tra torace, colonna lombare e bacino. Questo significa:


ridurre l’attività eccessiva dei muscoli estensori,

ristabilire un corretto orientamento della gabbia toracica sopra il bacino,

e riacquistare la capacità di “caricare posteriormente” il bacino (pelvic posterior expansion) in modo naturale, non forzato.


Solo ripristinando la capacità del bacino di muoversi liberamente nello spazio e rispetto al sacro è possibile risolvere l’orientamento anteriore senza introdurre nuove compressioni.


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