Capire come il corpo ruota significa capire come si organizza nello spazio
- andreonefrancesco
- 3 giorni fa
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Ogni corpo umano si muove all’interno di un campo tridimensionale di forze e, per organizzarsi in questo spazio, deve saper ruotare.
La rotazione non è solo un gesto meccanico, ma una strategia con cui il sistema distribuisce pressione, gestisce la gravità e coordina il respiro.
In questo senso, comprendere come il corpo ruota equivale a comprendere come il corpo si stabilizza, si espande e si muove.
⚙️ La rotazione come principio organizzativo
Nel modello classico, la rotazione è spesso descritta come un movimento “piatto” su un piano trasversale: l’omero o il femore ruotano verso la linea mediana o lontano da essa.
Ma questo è un modello cartesiano statico, valido solo in un’anatomia “da cadavere”.
Nel corpo vivente, la rotazione è integrata, tridimensionale e dinamica: avviene contemporaneamente su più assi e coinvolge muscoli, tessuti fasciali, capsule, sistemi sensoriali e persino la pressione interna del torace e dell’addome.
Quando un segmento ruota, non lo fa mai isolatamente.
Una rotazione omerale interna, ad esempio, è accompagnata da traslazioni sottili, adattamenti scapolari e variazioni volumetriche del torace.
Questo crea una spirale di movimento che attraversa l’intero corpo, connessa attraverso continuità fasciali come le spirali di Myers e il sistema elicoidale descritto da Bill Hartman.
🌀 Il sistema elicoidale: un linguaggio tridimensionale del movimento
Immagina il corpo come un cilindro avvolto da due spirali miofasciali, una destrorsa e una sinistrorsa.
Queste spirali rappresentano le traiettorie lungo cui il corpo genera forza e gestisce l’equilibrio tra rotazione esterna (ER)e rotazione interna (IR).

In extrarotazione (ER), le spirali si “avvolgono”: il tessuto si accorcia, immagazzina tensione elastica e crea un carico torsionale pronto per essere rilasciato.
È la fase di preparazione, in cui il corpo espande e carica energia (come una molla compressa).
Dal punto di vista evolutivo, questa è la postura di base dell’uomo: la configurazione in cui il sistema trova stabilità e forza per spingersi o tirarsi (come i nostri antenati nuotatori e deambulatori).
Passando alla intrarotazione (IR), la spirale si “disavvolge”: il corpo rilascia l’energia accumulata e converte la tensione in forza di spinta verso il basso, o downforce.
Questa spinta comprime le superfici di contatto ( piede, mano, bacino ) migliorando la stabilità e la trasmissione della forza.
È il momento funzionale in cui il corpo “scarica” la torsione per produrre output motori efficaci (camminare, saltare, sollevare).
Hartman descrive questo ciclo ER → IR come un continuum di winding e unwinding torsionale: il corpo non passa semplicemente da “ruotato fuori” a “ruotato dentro”, ma alterna costantemente fasi di carica e scarico, espansione e compressione, adattandosi al terreno e alla respirazione.
1) Sidelying Shoulder Horizontal Abduction Test
Capire quanto il torace sa ruotare e alternarsi
Questo test valuta la capacità del torace di ruotare e lateralizzare in modo indipendente dal bacino, rivelando quanto i due emitoraci possano realmente alternarsi.
Non si tratta solo di “vedere quanto si muove un braccio”, ma di comprenderecome il torace collabora con scapola e respiro per creare spazio e movimento tridimensionale.
🔍 Cosa osserviamo realmente
In posizione laterale, il fianco inferiore dovrebbe essere in grado di “ancorare” il contenuto toracico grazie all’azione degli obliqui e del trasverso, mentre l’emitorace superiore dovrebbe potersi espandere e ruotare posteriormente, consentendo al braccio di aprirsi in abduzione orizzontale senza compensi spinali o scapolari.
Quando il torace riesce a ruotare posteriormente su quel lato, la scapola può scivolare in adduzione e leggera depressione ( un segno che la parete toracica sta davvero espandendo lo spazio posteriore).
Se invece il torace è rigido o collassato anteriormente, la scapola rimane “intrappolata” e il braccio sembra libero solo perché l’intera colonna si estende o ruota compensando.
🧠 Interpretazione secondo PRI
Nel modello PRI, la libertà di rotazione toracica è direttamente collegata allo stato del pattern respiratorio asimmetrico.
Il lato destro tende naturalmente a essere più espanso (rotazione posteriore), mentre il lato sinistro tende a essere più compresso (rotazione anteriore).
Quando osserviamo una maggiore escursione del braccio destro dietro il tronco, questo non indica maggiore mobilità, ma una falsa libertà: quel lato è già collassato posteriormente e non è più capace di espandersi in modo dinamico.
Il vero obiettivo del test non è trovare un lato più “mobile”, ma individuare il lato che ha perso la capacità di ruotare posteriormente e respirare.
Infatti guarda il lato sinistro
2) Lower Trunk Rotation Test
Il linguaggio nascosto del bacino e della colonna lombare
Il Lower Trunk Rotation Test (LTR) valuta la capacità del bacino e della colonna lombare di ruotare indipendentemente dal torace, rivelando quanto il corpo riesce a creare alternanza nel piano trasverso.
Non è solo un test di mobilità, ma un vero indicatore di come il sistema gestiscepressione, gravità e rotazione interna/esternaattraverso la pelvi.
🔍 Cosa osserviamo
In posizione supina, il torace è stabilizzato mentre le ginocchia cadono lentamente da un lato.
Questo gesto semplice permette di osservare se il bacino riesce a ruotare nel piano traverso senza trascinare con sé il torace o perdere il contatto lombare con il suolo.
Un movimento fluido e simmetrico indica un buon controllo pelvi-toracico, mentre una limitazione da un lato mostra una rotazione preferenziale o una perdita di alternanza funzionale.
🧠 Interpretazione secondo PRI
Nel modello del Postural Restoration Institute, il corpo tende naturalmente a vivere in una configurazione asimmetrica chiamata Left AIC pattern (Anterior Interior Chain sinistra).
In questo schema:
l’emibacino sinistro è ruotato anteriormente e in ER,
mentre quello destro è posteriorizzato e in IR.
Questo orientamento genera una colonna toracica ruotata a destra e un torace con emi diaframma destro più dominante.
Nel test, questa configurazione si manifesta come:
rotazione ridotta verso sinistra → il sistema non riesce a “deruotare” dal suo bias destro;
rotazione libera a destra → il corpo “cade” facilmente nella sua direzione preferenziale.
In altre parole, il lato sinistro ha perso la capacità di intrarotare, cioè di gestire compressione e chiusura funzionale, mentre il destro è eccessivamente compresso e non riesce a espandersi.
L’obiettivo del test è quindi individuare dove l’alternanza si è interrottae ripristinare la capacità di passare da un’emipelvi in ER a una in IR, con il torace che ruota in direzione opposta.
3) Test di flessione pura di spalla
Quando il movimento non è solo ampiezza, ma organizzazione
Il test di flessione pura di spalla non valuta semplicemente “quanto sale il braccio”, ma come il sistema ci arriva.
Misura la capacità dell’omero di muoversi in flessionemantenendo una relazione funzionale con scapola e torace, cioè un pattern di movimento che rispetti la tridimensionalità e la continuità fasciale del corpo.
È un test di coordinazione articolare e respiratoria, non di mera mobilità.
🔍 Cosa osserviamo realmente
Nel test, chiediamo all’individuo di portare il braccio in flessione senza che la colonna, il torace o la scapola compensino.
Se il movimento è puro:
l’omero mantiene rotazione esterna durante la salita;
la testa omerale rimane centrata nella glenoide, con una combinazione armonica di ER, abduzione e flessione;
il torace si espande posteriormente e la scapola accompagna il movimento con rotazione superiore e leggera inclinazione posteriore.
Quando invece l’omero ruota internamente troppo presto (gomito che devia verso l’esterno), il movimento perde qualità:
la testa omerale trasla anteriormente nella glenoide, lo spazio subacromiale si riduce e la flessione diventa un gesto di compressione anteriore, non di espansione coordinata.
🧠 Interpretazione secondo PRI
Nel linguaggio del Postural Restoration Institute, la flessione pura di spalla rappresenta una misura della capacità toracica di espandersi posteriormente e di accettare la rotazione esterna dell’omero.
Un torace rigido, collassato in avanti o asimmetrico (tipico del pattern Left AIC con torace ruotato a destra) costringe l’articolazione gleno-omerale a ricercare spazio altrove.
In pratica:
se l’emitorace posteriore non si espande, la scapola non può ruotare e inclinarsi correttamente;
l’omero, non trovando spazio posteriore, si sposta in rotazione interna anticipata per evitare conflitti capsulari;
il movimento globale diventa “spinto avanti”, perdendo decompressione e controllo.
Valutare la flessione pura ci permette di capire se la spalla è in grado di coordinarsi con il respiro e con il torace, oppure se si muove in isolamento , un segno che il sistema non sta alternando correttamente le sue spirali toraciche.
🌬️ Relazione respiratoria e pressoria
Ogni flessione autentica è anche un atto respiratorio.
Perché l’omero possa salire mantenendo centraggio, serve una decompressione toracica posteriore: il respiro deve espandere il volume posteriore del torace, permettendo alla scapola di scivolare e alla testa omerale di rimanere centrata.
Se il sistema è bloccato in un pattern di pressione anteriore (torace rigido, sterno elevato, mancanza di espansione posteriore), la testa omerale viene spinta in avanti e la flessione diventa un gesto rigido e inefficiente.
La chiave non è allungare o “mobilizzare” la spalla, ma ristabilire il gradiente pressorio corretto tra torace, scapola e omero.
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